In questa nostra terza newsletter siamo lieti di ospitare il Professore Francesco Cipollone, che nella sua carriera ha approfondito lo studio delle malattie aterosclerotiche e, in particolare, il ruolo di COX-2 in tali patologie.

La ciclossigenasi 2 (COX-2) rappresenta un enzima chiave nella produzione delle prostaglandine, sostanze dotate di un importante ruolo nel causare l’aterosclerosi e nel promuovere la trombosi (i due fattori causali dell’infarto e dell’ictus), così come nel generare le reazioni infiammatorie che sono alla base del dolore nei pazienti con artrosi e dello sviluppo di adenomi ed adenocarcinomi nel colon.

La mutazione -765 G>C del gene COX-2 si associa ad una ridotta attività del gene stesso: dal 30 al 70% in meno, rispettivamente nei soggetti eterozigoti ed omozigoti per la mutazione.
La frequenza di questo polimorfismo è molto alta: in Italia circa 1 persona su 2 è portatrice di almeno un allele mutato.

Da vari lavori scientifici è emerso che la mutazione genetica -765 G>C di COX-2 è associata ad una riduzione fino al 70% del rischio di infarto, indipendentemente dalla presenza o meno dei normali fattori di rischio come ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, fumo, obesità ecc. Pertanto, l’analisi di tale mutazione, accanto alla valutazione dei fattori predittivi di patologie trombofiliche classici, può contribuire alla reale identificazione del rischio cardiovascolare.

Gli inibitori selettivi di COX-2 (coxib) sono leaders di mercato nel settore dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Tuttavia, negli ultimi anni, si è scoperto che la somministrazione di tali farmaci aumenta di molto il rischio di infarto, perché inibisce non solo la COX-2 nelle cellule infiammatorie (causa del dolore e dell’infiammazione), ma anche la COX-2 presente sull’endotelio, dotata di spiccata azione antitrombotica. Ciò ha portato al ritiro dal mercato del vioxx ed a migliaia di cause legali intentate dai parenti dei soggetti morti di infarto forse a causa di tali farmaci.
La determinazione del polimorfismo -765 G>C identificherebbe quelle persone che hanno geneticamente inibita la COX-2 nelle cellule infiammatorie, mentre hanno perfettamente funzionante la COX-2 protettiva presente nella parete arteriosa, consentendo di selezionare i pazienti che possono assumere i coxib senza rischio di infarto. Infatti, i soggetti portatori della mutazione, in seguito alla somministrazione di tali farmaci, beneficerebbero di una scarsa azione antinfiammatoria ed antidolorifica e contemporaneamente andrebbero incontro ad un elevato rischio di infarto. Pertanto, tali pazienti dovrebbero essere trattati con altri farmaci antinfiammatori che non agiscono tramite l’inibizione di COX-2 (es. Paracetamolo).
Un test che determini la mutazione -765 G>C di COX-2 sarebbe di enorme utilità, in quanto consentirebbe di ridurre il numero di infarti nei soggetti trattati con FANS, e rappresenterebbe un importante strumento di tutela medico-legale.

Infine, si ipotizza che la ciclossigenasi 2 possa favorire lo sviluppo della malattia di Alzheimer tramite la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie a livello dei microvasi cerebrali e degli stessi neuroni. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che il rischio di sviluppare demenza di Alzheimer si riduceva in persone che assumevano quotidianamente dei FANS. Più recentemente, alcuni ricercatori hanno ulteriormente dimostrato che il polimorfismo -765 G>C di COX-2, riducendo fino al 70% l’attività del gene a livello del tessuto cerebrale, sembrerebbe in grado di proteggere i soggetti portatori dal rischio di sviluppare questa forma di demenza.

Francesco Cipollone, MD
Professore di Medicina Interna
Direttore dell’Unità di Aterosclerosi, Dislipidemia ed Ipertensione Arteriosa – Università “G. d’Annunzio” di Chieti.